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Diabete mellito Diarrea Emorroidi

 

Diabete mellito

Che cos'è
Il diabete mellito è una malattia del metabolismo (cioè del processo che l'organismo utilizza per ricavare dagli alimenti l'energia e le sostanze di cui ha bisogno) caratterizzato da un aumento della concentrazione nel sangue di uno zucchero, il glucosio. Gli zuccheri semplici e quelli complessi (amidi) presenti negli alimenti (es. pane, pasta, dolci, frutta, latte) durante la digestione vengono trasformati in glucosio (uno zucchero semplice) che è la principale fonte di energia dell'organismo. Il glucosio entra nel sangue e passa poi all'interno delle cellule per fornire energia o essere ulteriormente trasformato in altre sostanze. Affinché il glucosio possa entrare nelle cellule è indispensabile la presenza dell'insulina. L'insulina è un ormone prodotto dal cellule particolari, chiamate cellule beta, presenti nel pancreas, una grossa ghiandola posta dietro allo stomaco. Quando mangiamo, il pancreas produce la giusta quantità di insulina per consentire l'ingresso del glucosio all'interno delle cellule. Nelle persone affette da diabete, però, il pancreas produce una quantità insufficiente di insulina, o non la produce affatto, oppure le cellule non rispondono all'insulina prodotta dal pancreas. Come conseguenza, la concentrazione del glucosio nel sangue aumenta al di sopra dei livelli normali, passa nell'urina e viene così eliminato dall'organismo. Il corpo perde in questo modo la sua principale fonte di energia, pur essendoci paradossalmente un eccesso di glucosio nel sangue.

Quali sono i diversi tipi di diabete mellito
Vi sono 3 diversi tipi di diabete mellito:

  • diabete di tipo 1
  • diabete di tipo 2 
  • diabete della gravidanza

Diabete di tipo 1
Il diabete di tipo 1 (un tempo conosciuto come diabete insulino-dipendente o diabete giovanile) viene considerato una malattia autoimmune. Nel diabete, il sistema immunitario attacca e distrugge le cellule beta del pancreas che producono l'insulina. Il pancreas riesce a produrre solo piccole quantità di insulina o addirittura non ne produce affatto. Il paziente ha perciò bisogno di ricevere, attraverso iniezioni quotidiane, l'insulina che gli serve per poter sopravvivere. Al momento, non si sa per quali motivo il sistema immunitario attacchi le cellule beta, ma si ritiene che siano coinvolti sia fattori genetici che virus. Il diabete di tipo 1 si sviluppa più frequentemente nei bambini e nei giovani adulti, ma la malattia può presentarsi a tutte le età. Circa il 10% delle persone affette da diabete ha un diabete di tipo 1. I sintomi di questo tipo di diabete si manifestano in un breve arco di tempo, anche se la distruzione della cellula beta può essere iniziata molto tempo prima. Comprendono sete intensa e aumentata produzione di urina, fame, perdita di peso, visione offuscata e stanchezza profonda. Se il diabete non viene diagnosticato e trattato con insulina, la persona affetta può andare incontro a coma e a morte.

Diabete di tipo 2
La forma più frequente (90% circa) di diabete è quella di tipo 2 (un tempo conosciuto come diabete mellito non insulino-dipendente). In Italia si stima che circa il 5,5-6% della popolazione soffra di diabete di tipo 2 ma solo la metà dei casi viene diagnosticata. Questa forma di diabete normalmente si sviluppa negli adulti al di sopra dei 40 anni ed è più frequente oltre i 55 anni. Circa l'80% delle persone con diabete di tipo 2 è in sovrappeso. Nel diabete di tipo 2, il pancreas generalmente produce l'insulina ma, per diverse ragioni, le cellule non riescono ad utilizzarla in modo efficiente. Il risultato finale è lo stesso di quello del diabete di tipo 1 vale a dire un aumento del glucosio nel sangue al di sopra dei valori normali e l'incapacità dell'organismo di utilizzare in modo efficiente la sua principale fonte di energia. I sintomi del diabete di tipo 2 si sviluppano gradualmente e non sono così evidenti come nel diabete di tipo 1. Sono costituiti principalmente da sensazione di stanchezza o malessere, frequente bisogno di urinare (soprattutto di notte), sete inusuale, perdita di peso, visione offuscata, infezioni frequenti e lenta guarigione delle ferite.

Diabete gestazionale
Il diabete gestazionale è una forma di diabete che si sviluppa o viene scoperto durante la gravidanza. Generalmente scompare al termine della gravidanza, ma le donne che hanno avuto un diabete gestazionale hanno una maggiore probabilità di sviluppare un diabete di tipo 2 in età più avanzata

Quali sono i danni indotti dal diabete
Il diabete è una delle principali cause di morte e di disabilità. E' associato a complicanze a lungo termine a carico di importanti organi. Può portare a cecità, malattie di cuore, ictus, insufficienza renale, gravi danni ai nervi e al sistema vascolare delle gambe (con dolore alla deambulazione sino alla gangrena). Un diabete non controllato in modo adeguato può complicare una gravidanza e i bambini nati da madri diabetiche presentano difetti alla nascita con maggior frequenza rispetto agli altri bambini. I costi sociali ed economici sono molto elevati, per la minore aspettativa di vita dei pazienti diabetici, per le cure necessarie e per la perdita di ore di lavoro. 

Chi è a rischio di ammalarsi di diabete
Alcuni fattori possono aumentare il rischio di sviluppare un diabete. Le persone più a rischio sono quelle che hanno altri membri della famiglia affetti da diabete (soprattutto quello di tipo 2), quelle in sovrappeso o coloro che appartengono a particolari gruppi etnici. Il diabete di tipo 1 si presenta con la stessa frequenza nei maschi e nelle femmine, ed è più comune nella razza bianca. Il diabete di tipo 2 è più frequente nelle persone anziane, specialmente donne, e nelle persone sovrappeso. 

Obiettivo del trattamento del diabete
L'obiettivo del trattamento del diabete è quello di mantenere la concentrazione del glucosio nel sangue il più possibile vicino alla normalità. Gli studi condotti, durati molti anni e che hanno coinvolto migliaia di persone diabetiche, hanno dimostrato che se si raggiunge questo obiettivo vengono ridotti i rischi di sviluppare le gravi complicanze del diabete a carico di organi come gli occhi, il rene e i nervi. Le persone affette da diabete devono perciò essere seguite da un medico specializzato nel trattamento del diabete, che sia in grado di tenere sotto controllo la malattia e le sue complicanze. I pazienti diabetici devono effettuare spesso visite da un medico oculista, far riferimento con regolarità ad un dietista, che potrà aiutare nell'impostare una dieta personalizzata, e ad un podologo, per avere l'assistenza di una persona esperta nella cura del piede.

I farmaci utilizzati nel trattamento del diabete
Sebbene l'insulina non sia considerata una cura del diabete, la sua scoperta è stato il primo grande passo nel trattamento del diabete. Prima della sua scoperta, nel 1921, tutte le persone affette da diabete morivano nel giro di pochi anni dalla comparsa della malattia. Attualmente, le iniezioni giornaliere di insulina sono la terapia di base del diabete di tipo 1. La quantità di insulina da iniettare deve tenere conto dell'alimentazione individuale e dall'attività fisica svolta da ogni paziente, e i livelli di glucosio nel sangue devono essere costantemente controllati durante il giorno. Dieta, attività fisica e controllo della glicemia sono i capisaldi anche nel trattamento del diabete di tipo 2. Alcuni di questi pazienti possono aver bisogno anche di un trattamento farmacologico con ipoglicemizzanti orali o insulina. Le persone affette da diabete devono assumersi in prima persona la responsabilità di gestire giorno dopo giorno la loro particolare condizione di malattia. L'obiettivo è sempre quello di far sì che la quantità di glucosio nel sangue non si abbassi troppo, né aumenti troppo. Nel primo caso si va incontro ad una situazione (definita ipoglicemia) caratterizzata dalla comparsa di agitazione, tremori e confusione mentale, fino ad alterata capacità di giudizio e, addirittura, perdita dei sensi. Il trattamento dell’ipoglicemia è molto semplice perché basta mangiare o bere un alimento che contenga zuccheri o amidi. Nel caso invece che si vada incontro ad una aumento della concentrazione del glucosio nel sangue (una condizione definita di iperglicemia ) i disturbi possono essere molto gravi. In ogni caso sia l'ipo- che l'iperglicemia in un paziente diabetico possono metterne a repentaglio la vita se non si interviene prontamente.

Lo stato della ricerca sul diabete
Negli ultimi anni, i risultati delle ricerche sul diabete hanno migliorato le possibilità di gestire la malattia e di trattare le sue complicanze.
I progressi maggiori comprendono:

  • La disponibilità di nuove forme di insulina purificata, come l'insulina umana prodotta con metodi di ingegneria genetica. 
  • La disponibilità in commercio strumenti molto precisi per il controllo dei livelli di glucosio nel sangue, utilizzabili sia dai medici che dai pazienti a casa. 
  • Lo sviluppo di pompe da infusione per insulina esterne o impiantabili che rilasciano la quantità appropriata di ormone, sostituendo così la necessità di ripetute iniezioni giornaliere. 
  • Il trattamento con laser delle complicanze a carico dell’occhio, riducendo così il rischio di cecità. 
  • La possibilità di effettuare con successo trapianti renali in pazienti cui reni siano stati danneggiati dal diabete. 
  • Miglioramenti nella gestione del diabete in gravidanza, aumentando le possibilità di un felice esito di molte gravidanze. 
  • La disponibilità di nuovi farmaci per trattare il diabete di tipo 2 e migliorate capacità di gestire questa forma di diabete attraverso il controllo del peso corporeo. 
  • Acquisizione di dati comprovanti che un controllo costante della glicemia riduce e può prevenire lo sviluppo di complicanze a carico del microcircolo. 
  • La dimostrazione che particolari farmaci usati per abbassare la pressione del sangue (chiamati ACE inibitori) sono in grado di ridurre e prevenire lo sviluppo dell’insufficienza renale nelle persone diabetiche.

Cosa ci porterà il futuro
In futuro sarà forse possibile somministrare l'insulina sotto forma di spray nasale o sotto forma di pillola o cerotto. Si stanno anche sviluppando strumenti che potranno misurare la concentrazione del glucosio nel sangue senza bisogno di pungere il dito per ottenere un campione di sangue. Proseguono le ricerche per scoprire la causa (o le cause) del diabete e i modi per prevenirlo. Una delle direzioni è la ricerca dei geni che possono essere coinvolti nel diabete di tipo 1 e 2. Sono stati identificati alcuni indicatori genetici per il diabete di tipo 1, ed è ora possibile verificare fra i parenti di soggetti diabetici quelli a rischio di ammalarsi. Gli studi in corso in diversi Paesi ci diranno se è utile trattare in via preventiva queste persone con basse dosi di insulina per evitare lo sviluppo della malattia. Il trapianto del pancreas, o delle cellule beta del pancreas che producono l'insulina, offre la migliore speranza per una cura definitiva delle persone affette da diabete di tipo 1. Alcuni trapianti di pancreas hanno avuto successo, ma le persone trapiantate devono assumere farmaci molto potenti per evitare il rigetto dell'organo trapiantato. Questi farmaci possono alla fine causare seri problemi alla salute delle persone che li assumono e sono costosi. I ricercatori stanno lavorando per sviluppare farmaci meno pericolosi e metodi migliori di trapianto del tessuto del pancreas, per prevenire le reazioni di rigetto da parte dell'organismo. Usando tecniche di bioingegneria, si sta persino cercando di creare cellule artificiali che secernono insulina in risposta agli incrementi nella concentrazione di glucosio nel sangue. Per il diabete di tipo 2, l'attenzione è concentrata più sulle modalità di prevenzione. Un approccio di questo tipo si basa sull'identificazione delle persone a rischio per incoraggiarle a ridurre il loro peso corporeo, a svolgere un maggior esercizio fisico e seguire una alimentazione corretta.
      

 

Diarrea

Che cos'è
La diarrea è un sintomo abbastanza comune caratterizzato, in un dato individuo, da evacuazioni più frequenti e da feci liquide.

Come si manifesta
La diarrea può manifestarsi come sintomo isolato o accompagnarsi ad altri disturbi quali dolori addominali, febbre, vomito, dimagrimento.
Si definisce diarrea acuta quella che insorge improvvisamente ed è di breve durata. La diarrea cronica è quella che persiste per un periodo di tempo superiore alle due settimane in maniera continua o intermittente. 

Quali sono le cause
Le diarree acute e croniche hanno cause diverse. La diarrea acuta è frequentemente causata da una infezione: batterica, virale o protozoaria. Si accompagna per lo più a dolori addominali, febbre, vomito; la diarrea batterica insorge in genere dopo poche ore o alcuni giorni dal consumo di un pasto contaminato. Particolare attenzione va posta nel consumo di uova crude, creme, maionese, gelati, carne e molluschi crudi. Abbastanza frequente, nelle persone che compiono viaggi nei paesi caldi, è la cosiddetta ''diarrea del viaggiatore'' che può essere dovuta a varie cause ma più frequentemente è dovuta ad una tossina prodotta da batteri coliformi presenti nell'acqua o negli alimenti crudi; più raramente è dovuta a protozoi quali l'ameba e la giardia. Meno frequentemente la diarrea acuta può essere dovuta:

  • all'uso di farmaci (quali gli antibiotici) che irritano la mucosa intestinale o ne alterano la flora batterica; 
  • ad allergia o a intolleranza alimentare, più comuni nei bambini molto piccoli e frequentemente dovute ad intolleranza alle proteine del latte o al lattosio; 
  • ad ansia o a stress psicologici. Le diarree croniche possono essere dovute ad alterazioni della funzione intestinale (es.Sindrome dell’intestino irritabile) o a malattie organiche, quali malattie infiammatorie dell'intestino. Per lo più si accompagnano a calo ponderale, malnutrizione, anemia e febbricole.

Quali sono i rischi
Il principale rischio connesso alla diarrea è la disidratazione dovuta a perdita eccessiva di acqua ed elettroliti. Questi rischi sono maggiori nei bambini molto piccoli e negli anziani, specialmente se fanno uso di diuretici. La disidratazione si instaura più facilmente se il paziente non beve o vomita o ha la febbre. E' caratterizzata da sonnolenza profonda, astenia, oliguria (riduzione della diuresi) e ipotensione arteriosa.

Cosa si deve fare

  • Particolarmente nei periodi e nei paesi caldi è bene evitare di assumere alimenti crudi o poco cotti o di bere acqua del rubinetto. 
  • Nel caso di lattanti è bene sterilizzare regolarmente biberons e tettarelle per evitare contaminazioni. 
  • In caso di diarrea è bene assicurare una buona idratazione bevendo acqua o tè con limone oppure soluzioni reidratanti in vendita in farmacia, o preparabile in casa nel seguente modo: aggiungere a 1 litro di acqua 4 cucchiai da minestra rasi di zucchero più 1 cucchiaino raso da caffè di sale da cucina più succo di 2 arance o di 1 pompelmo più 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio. Bere una tazza da tè di questa soluzione dopo ogni evacuazione.
  • Se il paziente si sente di mangiare può assumere fin dal primo giorno oltre ai liquidi suddetti: riso bollito o crema di riso o semolino; patate e carote lesse; pane tostato e grissini; mele crude e banane. Non appena la diarrea è migliorata si potranno reintrodurre nella dieta carne magra, prosciutto e per ultimo il latte, tornando alla normale alimentazione dopo 2-3 giorni. 
  • L'uso di farmaci antidiarroici è in genere sconsigliato in quanto essi bloccano la motilità intestinale senza rimuovere la causa della diarrea. Sono controindicati nei bambini; negli adulti vanno sospesi dopo 48 ore se non c'è miglioramento.

Quando rivolgersi al medico

  • Nel caso di bambini sotto i sei mesi è bene consultare il medico se la diarrea dura più di 24 ore (o anche prima se associata a vomito o se le condizioni generali del bambino sono molto scadenti), essendo maggiore in questi casi il rischio di disidratazione. 
  • Nei bambini tra i sei mesi e i due anni e negli anziani è bene consultare il medico se la diarrea dura più di 24 ore e se il bambino o l'anziano rifiutano di bere. 
  • E' necessario rivolgersi al medico in tutti i casi di diarrea cronica. E' corretto assumere farmaci solo dopo aver consultato il medico: infatti molte diarree acute si risolvono spontaneamente in poco tempo e non richiedono terapia se non dopo opportuni accertamenti.

 

Emorroidi

Cosa sono
Le emorroidi sono cuscinetti di tessuto riccamente vascolarizzato, che rivestono la parte inferiore del retto e che hanno la funzione di chiudere completamente il canale anale, contribuendo alla continenza fecale. Quando questi tessuti subiscono delle modificazioni, che producono i sintomi caratteristici della malattia emorroidaria,comunemente denominata ''emorroidi''. Le emorroidi rappresentano uno dei problemi più comuni dell'intestino, anche se è difficile stabilirne la reale incidenza (solo una minoranza dei pazienti consulta il medico). Si calcola tuttavia che, nei paesi industrializzati, ne soffra almeno il 50% della popolazione adulta. Le emorroidi si manifestano più spesso fra i 45 e i 65 anni e, per quanto riguarda la loro comparsa, non sembrano esservi differenze fra i sessi. Le ricadute sono frequenti. I sintomi della malattia sono diversi a seconda che si tratti di emorroidi interne o esterne. Le emorroidi interne, posizionate dentro l'ano, provocano dolore, sanguinamento e prurito solo in relazione al passaggio delle feci e possono essere considerate lo stadio iniziale della malattia. Col passare del tempo la malattia progredisce e i cuscinetti emorroidari dapprima fuoriescono durante la defecazione ma rientrano spontaneamente, poi rientrano solo sospingendoli manualmente all'interno dell'ano; infine rimangono definitivamente esterni (prolassate). A questo stadio sono estremamente dolorose e frequentemente possono complicarsi con la formazione di coaguli nel loro interno (trombosi emorroidaria). 

Le cause
La predisposizione ereditaria, alcuni comportamenti individuali e fattori socio-ambientali giocano un ruolo importante nel provocare la comparsa delle emorroidi. La stitichezza, la dieta povera di fibre, i lavori che comportano il sollevamento di pesi elevati, l'abitudine a rimanere a lungo seduti sul water, determinando una pressione prolungata sulle vene emorroidali, sono tutti fattori aggravanti. La gravidanza può sia indurre che aggravare le emorroidi, soprattutto nella fase del parto. 

I sintomi
I segni che indicano la probabile presenza di emorroidi sono perdite di sangue rosso vivo, senza dolore, al momento della defecazione. Spesso sono inoltre presenti sintomi quali sensazione di fastidio, prurito, prolasso, edema, dolore e perdite di muco.
Il fastidio e il dolore sono in genere dovuti alla parte esterna delle emorroidi; un dolore particolarmente acuto può tuttavia essere segno di trombosi emorroidaria. Il prurito può essere causato da una non accurata pulizia dell'orifizio anale dopo la defecazione (impedita dall'edema intorno all'ano) e dalle fastidiose perdite che sono spesso conseguenza di una aumentata produzione di muco da pare dei tessuti prolassati.

Quali sono i rischi
La presenza di sangue nelle feci potrebbe essere anche la conseguenza di patologie gravi; in particolare quando il sanguinamento si presenta per la prima volta è bene consultare il proprio medico, mentre ci si potrà rivolgere al farmacista quando la sintomatologia è ricorrente e nota. In presenza di nausea, vomito, dolore addominale, diarrea, perdita di appetito o dolore intenso, sintomi che potrebbero essere indicativi di patologie importanti, è consigliabile contattare il medico. 

Alcuni suggerimenti
La stitichezza, qualora presente, deve essere corretta (diminuendo la consistenza delle feci si rende l'evacuazione più facile). Sarà quindi importante introdurre nella dieta una maggior quantità di fibre (alimenti integrali, frutta e verdura) e cercare di bere molta acqua, evitando alimenti ''irritanti'' come ad es. alcol, fritti, spezie, frutta secca, dolci. Per chi non riesce a modificare il proprio regime alimentare, i prodotti a base di psyllio(es. Psylloplus, Psyllogel, Fibrolax, Psylloplus, Euchessina Fibre) sono una valida alternativa (da 5 a 10 g con molta acqua 2 o 3 volte al giorno). L'uso di altri lassativi che non agiscono sul volume e sulla consistenza delle feci è irrazionale e, alla lunga, pericoloso. Il prurito può essere alleviato con una accurata igiene locale: lavaggi con acqua tiepida e sapone acido, asciugando senza sfregare, ma tamponando delicatamente. L'uso di soluzioni disinfettanti è inutile. Un notevole sollievo lo si ottiene da frequenti ''bidè'' con acqua tiepida (3-4 volte al giorno per alcuni minuti). Altre indicazioni sono di assecondare lo stimolo della defecazione, di non stare seduti sul water più a lungo del necessario e di evitare di sollevare oggetti pesanti. E' assolutamente sconsigliato l'uso di ciambelle gonfiabili in plastica per sedersi, dato che aumentano l'effetto pressorio verso il basso esercitato sulle emorroidi.

I trattamenti farmacologici
Un eventuale trattamento farmacologico, se necessario, non deve mai essere disgiunto dai provvedimenti dietetico-comportamentali sopramenzionati. Le numerose preparazioni ad uso locale in commercio sono a base di cortisonici e anestetici locali associati fra loro e con altre sostanze. I cortisonici leniscono l'infiammazione, il prurito e l'edema. Perché il beneficio possa risultare consistente e duraturo sono però necessari cortisonici più potenti quali fluocortolone (Ultraproct) e fluocinolone (Proctolyn). Gli anestetici vengono associati per alleviare il dolore, ma l'applicazione prolungata può indurre sensibilizzazioni. Alcune formulazioni contengono sali di bismuto (es. Anusol) sulla base della presunta azione astringente della sostanza. Altre preparazioni topiche contengono eparinoidi (es. Lasonil H) e rutosidi (es. Emorril) che risultano meno efficaci rispetto alle preparazioni a base di cortisonici. In linea generale, le pomate sono preferibili alle supposte (sia in caso di emorroidi esterne che interne): si applicano più facilmente (applicatore per l'interno e ditale di gomma per l'esterno) e il principio attivo si distribuisce meglio. Se nell'arco di una settimana il trattamento non ottiene alcun miglioramento, andrà sentito il parere del medico. Nonostante il miglior trattamento possibile, spesso la sintomatologia si ripresenta. Per ridurre il dolore e l'infiammazione può essere inoltre utile assumere una analgesico (es. Moment, Ketodol). In caso di fallimento ripetuto dei provvedimenti dietetico-comportamentali e farmacologici, si dovrà ricorrere a trattamenti chirurgici (emorroidectomia) o alternativi (legatura con elastici, scleroterapia).

Farmacia Dr. S. MAGNINI
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